Metadati

Trascrizione

§ Introduzione allo studio della filosofia. Rapporto tra struttura e superstruttura. Cfr. nella «Critica» del 20 marzo 1932 (recensione di G. de Ruggiero di un libro di Arthur Feiler), p. 133: «... si presenta il fatto paradossale, di una ideologia grettamente, aridamente materialistica, che dà luogo, in pratica, a una passione dell’ideale, a una foga di rinnovamento, a cui non si può negare una certa sincerità. Tutto ciò è vero in linea di massima, ed è anche provvidenziale, perché mostra che l’umanità ha grandi risorse interiori, che entrano in gioco nel momento stesso che una ragione superficiale pretenderebbe negarle». Ma in verità non c’è niente di paradossale e di provvidenziale (questi filosofi speculativi quando non sanno spiegarsi un fatto, tiran fuori la solita astuzia della provvidenza) e di superficiale c’è solo l’informazione «filologica» del De Ruggiero, che si vergognerebbe di non conoscere tutti i documenti su un minuscolo fatto di storia della filosofia, ma trascura le informazioni complete su avvenimenti giganteschi come quelli sfiorati in questa recensione.

La posizione di cui parla il De Ruggiero per cui un’ideologia «grettamente ecc.», dà luogo in pratica a una passione dell’ideale ecc., non è nuova nella storia, e dovrà essere spiegata in altro modo da ciò che fa il De Ruggiero. Si può accennare alla teoria della predestinazione e della grazia propria dei protestanti e al suo dar luogo a una vasta espansione di spirito d’iniziativa. In termini religiosi è lo stesso fenomeno cui accenna il De Ruggiero, la cui mentalità «cattolica» gli impedisce di penetrare il fatto. Cfr. Max Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, nei «Nuovi Studi» del 1931 (specialmente puntata del fascicolo novembre-dicembre 1931) per una rappresentazione degli sviluppi della teoria della grazia che può servire a una rappresentazione del fenomeno accennato dal De Ruggiero (che a tale comprensione si opponga una mentalità cattolica si può vedere da Jemolo – storia del Giansenismo – che ignorava questa conversione attivistica della teoria della grazia e si domandava donde l’Anzilotti avesse preso una tale corbelleria).