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Trascrizione

§ Articolo di Roger Labonne nel «Correspondant» del 10 gennaio 1927 su Italia e Asia Minore. L’Italia si interessa per la prima volta nel 1900 dell’Asia Minore: invia una serie di missioni che studiano l’Anatolia meridionale, stabilisce ad Adalia un vice-console, delle scuole, un ospedale, sovvenziona le linee di navigazione che portano la sua bandiera lungo il litorale. S’interessa soprattutto di Smirne, del cui porto fa il centro della sua influenza nel Levante. Gli articoli 8 e 9 del Patto di Londra dicono: «L’Italia riceverà l’intera sovranità del Dodecanneso. In caso di divisione totale o parziale della Turchia, essa otterrà la regione mediterranea che avvicina la provincia di Adalia e che ha già fatto (!) una convenzione coll’Inghilterra». A San Giovanni di Moriana l’Italia precisa nuovamente la sua richiesta (21 aprile 1917). Venizelos, approfittando della partenza di Orlando e Sonnino da Parigi, spinse gli alleati ad assegnare Smirne alla Grecia. Il 1° gennaio 1926, nel discorso di Milano, Mussolini dice: «Bisogna aver fede nella Rivoluzione, che avrà nel 1926 il suo anno napoleonico». Nel 26 non si produsse nulla di veramente notevole, ma per due volte si fu alla vigilia di avvenimenti serii. Cessione di Mossul all’Irak (cioè agli inglesi). La Turchia cedette davanti all’imminenza di un intervento italiano, dopo di aver invano domandato il concorso militare di Mosca in caso di conflitto sul Meandro e sul Tigri. I giornali londinesi confessano ingenuamente che il successo di Mossul è dovuto alla pressione italiana, ma il governo inglese non si preoccupa troppo dell’Italia. Nel gioco anatolico l’Italia ha perduto nel 1926 le sue due carte migliori: con l’accordo di Mossul e con la caduta di Pangalos.