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Trascrizione

§ Cavalieri azzurri (o principi azzurri), calabroni e scarafaggi stercorari. Luigi Galleani, verso il 1910, ha compilato uno zibaldone farragginoso, intitolato Faccia a faccia col nemico (edito dalle «Cronache Sovversive», negli Stati Uniti, a Chicago o a Pittsburg) in cui ha raccolto da giornali disparati, senza metodo e critica, i resoconti dei processi di una serie di così detti libertari individualisti (Ravachol, Henry, ecc.). La compilazione è da prendere con le molle, ma qualche spunto curioso può esserne tratto.

1) L’on. Abbo nel suo discorso di Livorno del gennaio 1921, ripeté letteralmente la dichiarazione di «principi» dell’individualìsta Etievant, riportata in appendice del libro galleanesco; anche la frase sulla «linguistica» che suscitò l’ilarità generale, è ripetuta alla lettera. Certamente l’on. Abbo sapeva a memoria il pezzo e ciò può servire a indicare quale fosse la cultura dei tipi come l’on. Abbo e come tale letteratura fosse diffusa e popolare.

2) Dalle dichiarazioni degli imputati risulta che uno dei motivi fondamentali delle azioni «individualìstiche» era il «diritto al benessere» concepito come un diritto naturale (per i francesi s’intende, che occupano la maggior parte del libro). Da vari imputati è ripetuta la frase che «una orgia dei signori consuma ciò che basterebbe a mille famiglie operaie»; manca ogni accenno alla produzione e ai rapporti di produzione. La dichiarazione di Etievant, riportata nel testo scritto integrale, è tipica, perché in essa si cerca di costruire un ingenuo e puerile sistema giustificativo delle azioni «individualistiche». Ma le stesse giustificazioni sono valide per tutti, per i gendarmi, per i giudici, per i giurati, per il carnefice: ogni individuo è chiuso in una rete deterministica di sensazioni, come un porco in una botte di ferro, e non può evaderne: l’individualista lancia la «marmitta», il gendarme arresta, il giudice condanna, il carnefice taglia la testa e nessuno può fare a meno di operare così. Non c’è via d’uscita, non può esserci punto di risoluzione. È un libertarismo e individualismo che per giustificare moralmente se stesso, si nega in modo pietosamente comico. L’analisi della dichiarazione di Etievant mostra come l’ondata di azioni individualistiche che si abbatté sulla Francia in un certo periodo erano la conseguenza episodica dello sconcerto morale e intellettuale che corrose la società francese dal 71 fino al dreyfusismo, nel quale trovò uno sfogo collettivo.

3) A proposito dell’Henry è riportata nel volume la lettera di un certo Galtey (da verificare) al «Figaro». Pare che l’Henry avesse amato la moglie del Galtey, reprimendo, «nel proprio seno», questo amore. La donna, saputo che l’Henry era stato innamorato di lei (pare non se ne fosse accorta) dichiarò a un giornalista che se avesse saputo, forse si sarebbe data. Il Galtey, nella lettera, tiene a dichiarare di non aver nulla da obbiettare alla moglie e argomenta: se un uomo non è riuscito a incarnare il sogno romantico della sua donna sul cavaliere (o principe) azzurro, peggio per lui: deve ammettere che un altro lo sostituisca. Questo miscuglio di principi azzurri, di razionalismo materialistico volgare e di furti nelle tombe alla Ravachol è tipico e da rilevare.

4) Nella sua dichiarazione al processo di Lione del 1894 (da verificare) il principe Kropotkin annunzia con tono di sicurezza che sbalordisce come qualmente entro i dieci anni successivi ci sarebbe stato lo sconvolgimento finale.