Metadati

Trascrizione

§ Italia e Yemen nella nuova politica arabica. Articolo di «tre stelle» nella «Rivista d’Italia» del 15 luglio 1927. Trattato di Sana del 2 settembre 1926 tra Italia e Yemen. Lo Yemen è la parte più fertile dell’Arabia (Arabia felice). È stato sempre autonomo di fatto, sotto una dinastia di imam che discende da el-Usein, secondo figlio del califfo Alí e di Fatimah, figlia di Maometto. Solo nel 1872 i turchi si stabilirono il loro dominio nello Yemen. Nel 1903 insurrezione che nel 1904 trovò nel nuovo imam Yahyà ibn-Mohammed Hamid, di 28 anni, il suo capo. Vinto nel 1905, Yahyà riprese la lotta nel 1911 aiutato dall’Italia che era in guerra con la Turchia e consolidò la sua indipendenza. Nella guerra europea Yahyà parteggiò per la Turchia per opporsi alla politica inglese imperniata sull’ingrandimento dello sceriffo Husein (proclamatosi re dell’Arabia il 6 novembre 1916) e sull’indipendenza dell’Asir. Dopo la pace, tramontato il programma unitario di Husein che abdicò nel 24 e nel 25 fu relegato a Cipro, rimase la quistione dell’Asir. L’Asir è un emirato creato durante la guerra italo-turca. Nell’Asir si era stabilito il famoso santone marocchino Ahmed ibn-Idris el-Hasani el-Idrisi, il cui discendente Mohammed Alí, noto come lo sceicco Idris durante la guerra libica, appoggiato dall’Italia, sollevò le tribù dell’Asir. Riconosciuto emiro indipendente dagli Inglesi nel 1914, Mohammed collaborò con Husein ed ebbe dagli Inglesi la Tihamah con Hodeidah; fece la concessione a una compagnia inglese di giacimenti petroliferi delle isole Farsan. Stretto tra Husein a Nord e Yahyà a Sud, l’emiro si legò nel 1920 al sultano del Negged (Ibn Saud) cedendogli, per averne la protezione, Abha, Muhail e Beni Shahr, cioè la parte estrema dell’Asir settentrionale e assicurandogli uno sbocco sul mar Rosso. I Wahhabiti occuparono quelle terre e se ne servirono per combattere meglio l’Heggias (Husein). Nel 1926 (8 gennaio) i Wahhabiti vittoriosi proclamarono Ibn Saud re dell’Heggias. I Wahhabiti si mostravano i più capaci di unificare l’Arabia; Yahyà con un proclama del 18 giugno 1923 aveva posto la sua candidatura a califfo e a campione della nazione araba. Riuscì con imprese fortunate ad assicurarsi l’effettivo controllo dei numerosi sultanati e tribù del così detto Hadramaut e a restringere notevolmente l’hinterland di Aden, senza nascondere le sue mire su Aden stessa. Si gettò poi contro l’emiro dell’Asir (che per lui era un usurpatore) e conquistò tutta la parte meridionale sino a Loheyyah e compresa Hodeidah, venendo a contatto coi Wahhabiti che avevano allargato, a richiesta dell’emiro, la loro occupazione dell’Asir. L’emiro dell’Asir si lasciò spingere dall’ex-senusso ad atti di ostilità verso l’Italia (l’ex-senusso era ospite alla Mecca di Ibn Saud dopo la sua espulsione da Damasco – dicembre 1924 –).

Col trattato italo-yemenita, a Yahyà è riconosciuto il titolo regio e la piena e assoluta indipendenza. Lo Yemen importerà le sue forniture dall’Italia, ecc. (Ibn Saud fece un trattato con l’Inghilterra il 26 dicembre 1915 ed ebbe il possesso non solo del Negged, ma anche di el-Hasa, el-Qatif e Giubeil, in cambio del suo disinteressamento per Koweit, el-Bahrein e Oman che, come è noto, sono sotto il protettorato inglese. In una discussione ai Comuni del 28 novembre 1922 risultò ufficialmente che Ibn Saud percepiva dal governo inglese regolare stipendio. Coi trattati del 1° e 2 novembre 1925, dopo la conquista dello Heggias, Ibn Saud accettò confini molto infelici con l’Irak e la Transgiordania che Husein non aveva voluto accettare, ciò che dimostrò la sua stretta intesa con l’Inghilterra). Il trattato italo-yemenita fece rumore: si parlò di una alleanza politica e militare segreta; in ogni modo i Wahhabiti non attaccarono lo Yemen (si parlò di attriti italo-inglesi ecc.). Rivalità tra Ibn Saud e Yahyà: ambedue aspirano a promuovere e dominare l’unità araba.

Wahhabiti: setta musulmana fondata da Abd-el-Wahhab che cercò di allargarsi con le armi; ebbe molte vittorie ma fu ricacciata nel deserto dal famoso Mehemet Alì e da suo figlio Ibrahim pascià. Il sultano Abdallah, catturato, fu giustiziato a Costantinopoli (dicembre 1818) e suo figlio Turki a stento riuscì a mantenere uno staterello nel Negged. I Wahhabiti vogliono tornare alla pura lettera del Corano, sfrondando tutte le superstrutture tradizionali (culto dei santi, ricche decorazioni delle moschee, pompe religiose). Appena conquistata la Mecca hanno abbattuto cupole e minareti, distrutto i mausolei di santoni celebri, fra cui quello di Khadigia, la prima moglie di Maometto, ecc. Ibn Saud emanò ordinanze contro il vino e il fumo, per la soppressione del bacio della «pietra nera» e dell’invocazione a Maometto nella formula della professione di fede e nelle preghiere.

Le iniziative puritane dei Wahhabiti sollevarono proteste nel mondo musulmano; i governi di Persia e dell’Egitto fecero rimostranze. Ibn Saud si moderò. Yahyà cerca di speculare su questa reazione religiosa. Yahyà e la maggioranza degli yemeniti seguono il rito zeidita, cioè sono eretici per la maggioranza sunnita degli arabi. La religione è contro di lui, egli cerca di premere perciò sulla nazionalità e sul fatto della sua discendenza dal profeta che gli fa rivendicare la dignità di califfo. (Nel tallero da lui coniato c’è la scritta: «coniato nella sede del califfato a Sana»). La sua regione, essendo delle più fertili dell’Arabia, e la sua posizione geografica gli danno una certa possibilità economica.

Pare che lo Yemen abbia 170.000 Km2 di superficie, con una popolazione tra 1 e 2 milioni. Sull’altipiano la popolazione è araba pura, bianca, sulla costa è prevalentemente negra. C’è un certo apparato amministrativo, scuole embrionali, esercito con leva obbligatoria. Yahyà è intraprendente e di tendenze moderne sebbene geloso della sua indipendenza. Per l’Italia lo Yemen è la pedina per il mondo arabico.