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Trascrizione

§ Passato e presente. I morti di fame e la malavita professionale. Bohème, scapigliatura, leggera ecc. Nel libro La Scapigliatura milanese (Milano, «Famiglia Meneghina» editrice, 1930, 16°, pp. 267, L. 15,00) Pietro Madini tenta una ricostruzione dell’ambiente generale di questo movimento letterario (antecedenti e derivazioni), compresi i rappresentanti delle scapigliature popolari, come la «Compagnia della Teppa» (verso il 1817), ritenuta una propaggine un po’ guasta della Carboneria, sciolta dall’Austria quando questa cominciò a temere l’azione patriottica del Bichinkommer. La Teppa è diventata oggi sinonimo di malavita, anzi di una speciale malavita, ma questa derivazione non è senza significato per comprendere l’atteggiamento della vecchia «Compagnia».

Ciò che Victor Hugo nell’Uomo che ride dice delle spavalderie che commettevano i giovani aristocratici inglesi era una forma di «teppa»; essa ha una traccia da per tutto, in un certo periodo storico (moscardini, Santa Vehme ecc.), ma si è conservata più a lungo in Italia; ricordare l’episodio di Terlizzi riportato dal giornale di Rerum Scriptor nel 12 o 13. Anche le così dette «burle» che tanta materia danno ai novellieri del Trecento-Cinquecento rientrano in questo quadro: i giovani di una classe disoccupata economicamente e politicamente diventano «teppisti».