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Trascrizione

§ Carattere popolare-nazionale negativo della letteratura italiana. (Cfr. nota precedente dallo stesso titolo, due pagine avanti). In un articolo del «Marzocco» del 9 settembre 1928, Adolfo Faggi (Tolstoi e Skakespeare) esamina l’opuscolo di Tolstoi su Shakespeare al quale accenna nell’articolo su Tolstoi e Manzoni già esaminato. (Leo N. Tolstoi, Skakespeare, eine kritische Studie, Hannover, 1906: il volumetto contiene anche un articolo di Ernest Crosby su L’atteggiamento dello Shakespeare davanti alle classi lavoratrici e una breve lettera di Bernard Shaw sulla filosofia dello Shakespeare). Tolstoi demolisce Shakespeare partendo dal punto di vista della sua ideologia cristiana: ne fa una critica non artistica, ma morale e religiosa. L’articolo del Crosby, da cui prese le mosse, dimostra, contrariamente all’opinione di molti illustri inglesi, che non c’è in tutta l’opera di Shakespeare quasi alcuna parola di simpatia per il popolo e le turbe lavoratrici. Lo Shakespeare, conforme alle tendenze del suo tempo, parteggia manifestamente per le classi elevate della società: il suo dramma è essenzialmente aristocratico. Quasi tutte le volte ch’egli introduce sulla scena dei borghesi o dei popolani, li presenta in maniera sprezzante o repugnante, e li fa materia o argomento di riso. (Cfr. ciò che fa Manzoni, in misura minore, ma sempre con eguale tendenza, manifestata dall’adesione a un cristianesimo aristocratico). La lettera dello Shaw è rivolta contro Shakespeare «pensatore», non contro Shakespeare artista. Secondo Shaw nella letteratura si deve dare il primo posto a quegli autori che hanno superato la morale del loro tempo e intravedute le nuove esigenze dell’avvenire: Shakespeare non fu «moralmente» superiore al suo tempo, ecc.

Nella mia trattazione dovrò evitare di apparire impeciato di tendenze moralistiche di tipo Tolstoi e anche di tipo Shaw. Per me si tratta di una ricerca di storia della cultura, non di critica artistica, altro che indirettamente (dimostrare che non io domando un contenuto morale «estrinseco», ma gli autori esaminati introducono un contenuto morale estrinseco, cioè fanno della propaganda e non dell’arte): fissare non perché un libro è «bello», ma perché esso è «letto», è «popolare», «ricercato».