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Trascrizione

§ Letteratura popolare. Il romanzo poliziesco. Cfr. Aldo Sorani Conan Doyle e la fortuna del romanzo poliziesco, nel «Pègaso» dell’agosto 1930. Molto interessante per questo genere di letteratura e per le diverse specificazioni che essa ha avuto. Parlando del Chesterton e del suo poliziotto padre Brown, il Sorani però non tiene conto dell’atmosfera un po’ caricaturale delle novelle del Chesterton, che mi pare essenziale e che anzi è l’elemento artistico che nobilita la novella poliziesca del Chesterton quando, non sempre, l’espressione è riuscita perfetta. Nel suo articolo il Sorani riferisce su i diversi tentativi, specialmente anglosassoni e di maggior valore, per perfezionare tecnicamente il romanzo poliziesco. L’archetipo è Sherlock Holmes nelle sue due fondamentali caratteristiche: di scienziato-poliziotto e di psicologo. I romanzieri perfezionano l’una o l’altra di queste caratteristiche o ambedue insieme. Il Chesterton ha appunto insistito sulla psicologia, nel gioco delle induzioni e deduzioni con padre Brown (che diventa l’eroe di una letteratura «apologetica» del cattolicismo romano contro lo «scientismo» protestantico del Conan Doyle, altro elemento culturale che il Sorani non accenna), ma pare che abbia ancora esagerato nella sua tendenza col tipo del poeta-poliziotto Gabriel Gale.

Il Sorani schizza un quadro della inaudita fortuna del romanzo poliziesco in tutti gli ordini della società e cerca di identificarne la causa: sarebbe una manifestazione di rivolta contro la meccanicità e la standardizzazione della vita moderna, un modo di evadere dal tritume quotidiano. Naturalmente questa spiegazione si può applicare a tutte le forme di letteratura popolare: dal poema cavalleresco (e Don Chisciotte non cerca di evadere anch’egli, praticamente, dal tritume della vita quotidiana?) al romanzo d’appendice di vario genere. In ogni modo l’articolo del Sorani sarà indispensabile per una futura ricerca più organica su questa branca di letteratura popolare.

Il problema: perché è diffusa la letteratura poliziesca? è un aspetto determinato del problema più vasto: perché è diffusa la letteratura non-artistica? Per ragioni pratiche (morali e politiche), indubbiamente, e questa risposta generica è la più precisa anche. Ma anche la letteratura artistica non si diffonde anch’essa per ragioni pratico-politiche e morali, e solo mediatamente per ragioni artistiche? In realtà si legge un libro per impulsi pratici e si rilegge certi libri per ragioni artistiche: l’emozione estetica non è mai di prima lettura. Così avviene nel teatro, in cui l’emozione estetica è una «percentuale» minima dell’interesse dello spettatore, perché nel teatro giocano altri elementi, molti dei quali non sono di ordine intellettuale, ma di ordine fisiologico, come può essere l’«appello del sesso», ecc. In altri casi l’emozione estetica nel teatro non è data dall’opera letteraria, ma dall’interpretazione degli attori: in questi casi occorre però che l’opera letteraria non sia «difficile», ma piuttosto che sia «elementare», «popolare», nel senso che le passioni rappresentate siano le più profondamente umane e di immediata esperienza (vendetta d’onore, amor materno, ecc.) e quindi l’analisi si complica anche in questo caso. I grandi attori venivano applauditi nella Morte Civile, nella Gerla di papà Martin, ecc., ma non nelle complicate macchine psicologiche; nel primo caso l’applauso era senza riserve, nel secondo era freddo, destinato a separare l’attore amato dal pubblico, dal lavoro che sarebbe stato fischiato ecc.