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Trascrizione

§ Sul capitalismo antico o meglio sull’industrialismo antico è da leggere l’articolo di G. C. Speziale Delle navi di Nemi e dell’archeologia navale nella «Nuova Antologia» del 1° novembre 1930 (polemica col prof. Giuseppe Lugli che scrisse nel «Pègaso»; articoli in giornali quotidiani dello stesso tempo). L’articolo dello Speziale è molto interessante, ma pare che egli esageri nell’importanza data alle possibilità industriali nell’antichità (cfr. la quistione sul capitalismo antico discussa nella «Nuova Rivista Storica»). Manca, mi pare, allo Speziale la nozione esatta di ciò che era la «macchina» nel mondo classico e quello che è oggi (questa osservazione vale specialmente per Barbagallo e C.). Le «novità» su cui insiste lo Speziale non escono ancora dalla definizione che della macchina dava Vitruvio, cioè di ordigni atti a facilitare il movimento e il trasporto di corpi pesanti (vedere con esattezza la definizione di Vitruvio) e perciò non sono che novità relative: la macchina moderna è ben altra cosa: essa non solo «aiuta» il lavoratore ma lo «sostituisce»: che anche le «macchine» di Vitruvio continuino ad esistere accanto alle «moderne» e che in quella direzione i romani potessero essere giunti a una certa perfezione, ancora ignota, può darsi e non maraviglia, ma in ciò non c’è nulla di «moderno» nel senso proprio della parola, che è stato stabilito dalla «rivoluzione» industriale, cioè dall’invenzione e diffusione di macchine che «sostituiscono» il lavoro umano precedente.