Registro di alcuni dei problemi più importanti o interessanti essenzialmente anche se a prima vista paiono non di primo piano: 1) sostituzione all’attuale ceto plutocratico, tentativo espressione dell’aumentata coercizione morale esercitata dall’apparato statale e sociale sui singoli individui e delle crisi morbose che tale coercizione determina; 9) il Rotary Club e la Massoneria; 10) ....
L’americanismo, nella sua forma più compiuta, domanda una condizione preliminare, di cui gli americani che hanno trattato questi problemi non si sono occupati, perché essa in America esiste «naturalmente»: questa condizione si può chiamare «una composizione demografica razionale» e consiste in ciò che non esistano classi numerose senza una funzione essenziale nel mondo produttivo, cioè classi assolutamente parassitarie. La «tradizione», la «civiltà» europea è invece proprio caratterizzata dall’esistenza di classi simili, create dalla «ricchezza» e «complessità» della storia passata che ha lasciato un mucchio di sedimentazioni passive attraverso i fenomeni di saturazione e fossilizzazione del personale statale e degli intellettuali, del
Il numero rilevante di grandi e medi (e anche piccoli) ag
Il così detto «mistero di Napoli». Sono da ricordare le osservazioni fatte dal Goethe su Napoli e le «consolanti» conclusioni «morali» che ne ha tratto Giustino Fortunato (l’opuscolo del Fortunato su Goethe e il suo giudizio sui Napoletani è stato ristampato dalla Bibliotheca editrice di Rieti nella collana dei «Quaderni critici» diretta da Domenico Petrini; sull’opuscolo del Fortunato è da leggere la recensione di Luigi Einaudi nella «Riforma Sociale» forse del 1912). Il Goethe aveva ragione nel demolire la leggenda del «lazzaronismo» organico dei napoletani e nel rilevare invece che essi sono molto attivi e industriosi. Ma la quistione consiste nel vedere quale sia il risultato effettivo di questa industriosità: essa non è produttiva e non è rivolta a soddisfare i bisogni e le esigenze di classi produttive. Napoli è la città dove la maggior parte dei proprietari terrieri del Mezzogiorno (nobili e no) spendono la rendita agraria. Intorno a qualche decina di migliaia di queste famiglie di proprietari, di maggiore o minore importanza economica, con le loro corti di servi e di lacché immediati, si organizza la vita pratica di
Questa struttura economico-sociale di Napoli (e su di essa è oggi possibile, attraverso le attività dei Consigli provinciali dell’economia corporativa avere informazioni sufficientemente esatte) spiega molta parte della storia di Napoli città, così piena di apparenti contraddizioni e di spinosi problemi politici.
Il fatto di Napoli si ripete in grande per Palermo e Roma e per tutta una serie numerosa (le famose «cento città») di
Il fatto che non è stato ancora convenientemente studiato è questo: che la media e la piccola proprietà terriera non è in mano a contadini coltivatori, ma a borghesi della cittaduzza o del borgo, e che questa terra viene data a mezzadria primitiva (cioè in affitto con corrisponsione in natura e servizi) o in enfiteusi; esiste così un volume enorme (in rapporto al reddito lordo) di piccola e media borghesia di «pensionati» e «redditieri», che ha creato in certa letteratura economica degna di
Un’altra sorgente di parassitismo assoluto è sempre stata l’amministrazione dello Stato. Renato Spaventa ha calcolato che in Italia un decimo della popolazione (4 milioni di abitanti) vive sul bilancio statale. Avviene anche oggi che uomini relativamente giovani (di poco più che 40 anni), con buonissima salute, nel pieno vigore delle forze fisiche e inavere godere una assicurazione solo dopo i 65 anni e per il contadino non esiste limite di età al lavoro (perciò un italiano medio si maraviglia se sente dire che un americano multimilionario continua ad essere attivo fino all’ultimo giorno della sua vita cosciente). Se in una famiglia un prete diventa canonico, subito il «lavoro manuale» diventa «una vergogna» per l’intero parentado; ci si può dedicare al commercio, tutt’al più.
La composizione della popolazione italiana era già stata resa «malsana» dall’emigrazione a lungo termine e dalla scarsa occupazione delle donne nei lavori produttivi di nuovi beni; il rapporto tra popolazione «potenzialmente» attiva e quella passiva era uno dei più sfavorevoli dell’Europa (cfr.
Questa situazione non esiste solo in Italia; in misura maggiore o minore esiste in tutti i paesi della vecchia Europa e in forma peggiore ancora esiste in India e in Cina, ciò che spiega il ristagno della storia in questi paesi e la loro impotenza politico-militare. (Nell’esame di questo problema non è in quistione immediatamente la forma di organizzazione economico-sociale, ma la razionalità delle proporzioni tra i diversi settori della popolazione nel sistema sociale esistente: ogni sistema ha una sua legge delle proporzioni definite nella composizione demografica, un suo equilibrio «ottimo» e squilibri che, non raddrizzati con opportuna legislazione, possono essere di per sé catastrofici, perché essic
L’America non ha grandi «tradizioni storiche e culturali» ma non è neanche gravata da questa cappa di piombo: è questa una delle principali ragioni – più importante certo della così detta ricchezza naturale – della sua formidabile accumulazione di capitali, nonostante il tenore di vita superiore, nelle classi popolari, a quello europeo. La non esistenza di queste sedimentazioni vischiosamente parassitarie lasciate dalle fasi storiche passate, ha permesso una base sana all’industria e specialmente al commercio e permette sempre più la riduzione della funzione economica rappresentata dai trasporti e dal commercio a una reale attività subalterna della produzione, anzi il tentativo di assorbire queste attività nell’attività produttiva stessa (cfr. gli esperimenti fatti da Ford e i risparmi fatti dalla sua azienda con la gestione diretta del trasporto e del commercio della merce prodotta, risparmi che hanno influito sui costi di produzione, cioè hanno permesso migliori salari e minori prezzi di vendita). Poiché esistevano queste condizioni preliminari, già razionalizzate dallo svolgimento storico, è stato relativamente facile razionalizzare la produzione e il lavoro, combinando abilmente la forza (distruzione del sindacalismo operaio a base territoriale) con la persuasione (alti salari, bene
Il fenomeno delle «masse» che ha tanto colpito il Romier non è che la forma di questo tipo di società razionalizzata, in cui la «struttura» domina più immediatamente le soprastrutture e queste sono «razionalizzate» (semplificate e diminuite di numero).
Rotary Club e Massoneria (il Rotary è una massoneria senza i piccoli borghesi e senza la mentalità piccolo borghese). L’America ha il Rotary e l’Y.M.C.A., l’Europa ha la Massone
In America la razionalizzazione ha determinato la necessità di elaborare un nuovo tipo umano, conforme al nuovo tipo di lavoro e di processo produttivo: questa elaborazione finora è solo nella fase iniziale e perciò (apparentemente) idillica. È ancora la fase dell’adattamento psico-fisico alla nuova struttura industriale, ricercata attraverso gli alti salari; non si è verificata ancora (prima della crisi del 1929), se non sporadicamente, forse, alcuna fioritura «superstrutturale», cioè non è ancora stata posta la quistione fondamentale dell’egemonia. La lotta avviene con armi prese dal vecchio arsenale europeo e ancora imbastardite, quindi sono ancora «anacronistiche» in confronto dello sviluppo delle «cose». La lotta che si svolge in America (descritta dal Philip) è ancora per la proprietà del mestiere, contro la «libertà industriale», cioè simile a quella svoltasi in Europa nel secolo XVIII, sebbene in altre condizioni: il sindacato operaio americano è più l’espressione corporativa della proprietà dei mestieri qualificati che altro e perciò lo stroncamento che ne domandano gli industriali ha un aspetto «progressivo». L’assenza della fase storica europea che anche
In Italia si è avuto un inizio di fanfara fordistica (esaltazione della grande città, piani regolatori per la grande Milano ecc., l’affermazione che il capitalismo è ancora ai suoi inizi e che occorre preparargli dei quadri di sviluppo grandiosi ecc.: su ciò è da vedere nella «Riforma Sociale» qualche articolo di Schiavi), poi si è avuta la conversione al ruralismo e all’illuministica depressione della città, l’esaltazione dell’artigianato e del patriarcalismo idillico, accenni alla «proprietà del mestiere»
Il libro del De Man è anch’esso, a suo modo, un’espressione di questi problemi che sconvolgono la vecchia ossatura europea, una espressione senza grandezza e senza adesione a nessuna delle forze storiche maggiori che si contendono il mondo.
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Distacco, in questo campo, tra città e campagna, ma non in senso idillico per la campagna, dove avvengono i reati sessuali più mostruosi e numerosi, dove è molto diffuso il bestialismo e la pederastia. Nell’inchiesta parlamentare sul Mezzogiorno del 1911
La sessualità come funzione riproduttiva e come «sport»: l’ideale «estetico» della donna oscilla tra la concezione di «fattrice» e di «ninnolo». Ma non è solo in città che la sessualità è diventata uno «sport»; i proverbi popolari: «l’uomo è cacciatore, la donna è tentatrice», «chi non ha di meglio, va a letto con la moglie» ecc., mostrano la diffusione della concezione sportiva anche in campagna e nei rapporti sessuali tra elementi della stessa classe.
La funzione economica della riproduzione: essa non è solo un fatto generale, che interessa tutta la società nel suo complesso, per la quale è necessaria una certa proporzione tra le diverse età ai fini della produzione e del mantenimento della parte passiva della popolazione (passiva in via normale, per l’età, per l’invalidità ecc.), ma è anche un fatto «molecolare», interno ai più piccoli aggregati economici quale la famiglia. L’espressione sul «bastone della vecchiaia» mostra la coscienza istintiva del bisogno economico che ci sia un certo rapporto tra giovani e vecchi in tutta l’area sociale. Lo spettacolo del come sono bistrattati, nei villaggi, i vecchi e le vecchie senza figliolanza spinge le cop
I progressi dell’igiene, che hanno elevato le medie della vita umana, pongono sempre più la quistione sessuale come un aspetto fondamentale e a sé stante della quistione economica, aspetto tale da porre a sua volta problemi complessi del tipo di «superstruttura». L’aumento della media della vita in Francia, con la scarsa natalità e coi bisogni di far funzionare un molto ricco e complesso
Un rapporto simile, ma con conseguenze antieconomiche rilevanti, si pone in tutta una serie di Stati tra le città industriali a bassa natalità e la campagna prolifica: la vita nell’industria domanda un tirocinio generale, un processo di adattamento psico-fisico a determinate condizioni di lavoro, di nutrizione, di abitazione, di costumi ecc. che non è qualcosa di innato, di «naturale», ma domanda di essere acquisito, mentre i caratteri urbani acquisiti si tramandano per ereditarietà o vengono assorbiti nello sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza. Così la bassa natalità urbana domanda una continua e rilevante spesa per il tirocinio dei continuamente nuovi inurbati e porta con sé un continuo mutarsi della composizione sociale-politica della città, ponendo continuamente su nuove basi il problema dell’egemonia.
La quistione etico-civile più importante legata alla quistione sessuale è quella della formazione di una nuova personalità femminile: finché la donna non avrà raggiunto non solo una reale indipendenza di fronte all’uomo, ma anche un nuovo modo di concepire se stessa e la sua parte nei rap
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E questo giudizio di Francesco Meriano (pubblicato nell’«Assalto» di Bologna): «Nel campo filosofico, io credo di trovare invece una vera e propria antitesi: che è l’antitesi, vecchia di oltre cento anni e sempre vestita di nuovi aspetti, tra il volontarismo il pragmatismo l’attivismo identificabile nella stracittà e l’illuminismo il razionalismo lo storicismo identificabile nello strapaese». (Cioè gli immortali principii si sarebbero rifugiati in strapaese). In ogni caso è da notare come la polemica «letteraria» tra Strapaese e Stracittà non sia stata altro che la spuma saponacea della polemica tra conservatorismo parassitario e le tendenze innovatrici della società italiana.
Nella «Stampa» del 4 maggio 1929 Mino Maccari scrive: «Quando Strapaese si oppone alle importazioni modernistiche, la sua opposizione vuol salvare il diritto di selezionarle al fine di impedire che i contatti nocivi, confondendosi con quelli che possono essere benefici, corrompano l’integrità della natura e del carattere proprii alla civiltà italiana, quintessenziata nei secoli, ed oggi anelante (!) a una sin
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È da rilevare come non si sia cercato di applicare all’americanismo la formuletta del Gentile sulla «filosofia che non si enunzia in formule ma si afferma nell’azione»; ciò è significativo e istruttivo, perché se la formula ha un valore, è proprio l’americanismo che può rivendicarlo. Invece, quando si parla dell’americanismo, si trova che esso è «meccanicistico», rozzo, brutale, cioè «pura azione», e gli si contrappone la tradizione, ecc. Ma questa tradizione, ecc., perché non viene assunta anche come base filosofica, come la filosofia enunziata in formule di quei movimenti per i quali invece la «filosofia è affermata nell’azione»? Questa contraddizione può spiegare molte cose: la differenza, per esempio, tra l’azione reale, che modifica essenzialmente sia l’uomo che la realtà esterna (cioè la reale cultura) ed è l’americanismo, e il gladiatorismo gaglioffo che si autoproclama azione e modifica solo il vocabolario, non le cose, il gesto esterno, non l’uomo interiore. La prima sta creando un avvenire che è intrinseco alla sua attività obbiettiva e del quale si prefe
Sarebbe interessante sapere se il Fovel scrive «estraendo dal suo cervello» oppure se egli ha dietro di sé (praticamente e non solo «in generale») determinate forze economiche che lo sorreggono e lo spingono. Il Fovel non è mai stato uno «scienziato» puro, che esprima certe tendenze così come gli intellettuali, anche «puri», esprimono sempre. Egli per molti aspetti, rientra nella galleria del tipo Ciccotti, Naldi, Bazzi, Preziosi, ecc. ma è più complesso, per l’innegabile suo valore intellettuale. Il Fovel ha sempre aspirato a diventare un grande leader politico, e non è riuscito perché gli mancano alcune doti fondamentali: la forza di volontà diretta a un solo fine e la non volubilità intellettuale tipo Missiroli; inoltre troppo spesso egli si è troppo chiaramente legato a piccoli interessi loschi. Ha cominciato come «giovane radicale», prima della guerra: avrebbe voluto ringiovanire, dandogli un contenuto più concreto e moderno, il movimento democratico tradizionale, civettando un po’ coi repubblicani, specialmente federalisti e regionalisti («Critica Politica» di Oliviero Zuccarini). Durante la guerra fu neutralista giolittiano. Nel 1919 entra nel P. S. a Bologna, ma non scrive mai nell’«Avanti!». Prima dell’armi
Ciò che nella tesi del Fovel, riassunta dal Pagni, pare significativo, è la sua
A parte queste considerazioni, un’altra serie di quistioni si presenta: il movimento corporativo esiste e per alcuni aspetti le realizzazioni giuridiche già avvenute hanno creato le condizioni formali in cui il rivolgimento tecnico-economico può verificarsi su larga scala, perché gli operai né possono opporsi ad esso né possono lottare per diventarne essi stessi i portabandiera L’organizza
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Per un ciondolo luccicante | Il tuo paese non regalare: | Il forestiero è trafficante | Dargli retta non è affare | Se tu fossi esperto e scaltro | Ogni mistura terresti discosta: | Chi ci guadagna è sempre quell’altro | Che la tua roba un mondo costa | Val più un rutto del tuo pievano | Che l’America e la sua boria: | Dietro l’ultimo italiano | C’è cento secoli di storia | ... Tabarino e ciarlestone | Ti fanno dare in ciampanelle | O Italiano ridatti al trescone | Torna a mangiare il centopelle | Italiano torna alle zolle | Non ti fidar delle mode di Francia | Bada a mangiar pane e cipolle | E terrai a dovere la pancia.
Il Maccari, però, è andato a fare il redattore capo della «Stampa» di Torino e a mangiar pane e
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Dove esiste molta materia prima sono possibili i due indirizzi, qualitativo e quantitativo, mentre non esiste reciproca per i così detti paesi poveri. La produzione quantitativa può essere anche qualitativa, cioè fare la concorrenza all’industria puramente qualitativa, tra quella parte della classe consumatrice di oggetti «distinti» che non è tradizionalista perché di nuova formazione. Tali appunti sono validi se si accetta il criterio della «qualità» così come è posto comunemente e che non è un criterio razionale: in realtà si può parlare di «qualità» solo per le opere d’arte individue e non riproducibili, tutto ciò che è riproducibile rientra nel regno della «quantità» e può essere fabbricato in serie.
Si può osservare inoltre: se una nazione si specializza nella produzione «qualitativa», quale industria procurerà gli oggetti di consumo delle classi povere? Si promuoverà una situazione di divisione internazionale del lavoro? Si tratta di niente altro che di una formula da letterati perdigiorno e di politici la cui demagogia consiste nel costruire castelli in aria. La qualità dovrebbe essere attribuita agli uomini e non alle cose: e la qualità umana si eleva e si raffina nella
A parte ogni altra considerazione di merito, difficile da fare perché il testo dato del De Pietri Tonelli è incerto, è da rilevare la tendenza antifemminista e «maschilista». È da studiare l’origine della legislazione anglosassone così favorevole alle donne in tutta una serie di conflitti «sentimentali» o pseudo sentimentali. Si tratta di un tentativo di regolare la quistione sessuale, di farne una cosa seria, ma non pare abbia raggiunto il suo scopo: ha dato luogo a deviazioni morbose, «femministiche» in senso deteriore e ha creato alla donna (delle classi alte) una posizione sociale paradossale.
Nel dopoguerra si è verificata una crisi dei costumi di estensione e profondità inaudite, ma si è verificata contro una forma di coercizione che non era stata imposta per creare le abitudini conformi a una nuova forma di lavoro, ma per le necessità, già concepite come transitorie, della vita di guerra e di trincea. Questa pressione ha represso specialmente gli istinti sessuali, anche normali, in grandi masse di giovani e la crisi che si è scatenata al momento del ritorno della vita normale è stata resa ancor più violenta dalla sparizione di tanti maschi e da uno squilibrio permanente nel rapporto numerico tra gli individui dei due sessi. Le istituzioni legate alla vita sessuale hanno ricevuto una forte scossa e nella quistio
Occorre insistere sul fatto che nel campo sessuale il fattore ideologico più depravante e «regressivo» è la concezione illuministica e libertaria propria delle classi non legate strettamente al lavoro produttivo, e che da questa classi viene contagiata alle classi lavoratrici. Questo elemento diventa tanto più grave se in uno Stato le masse lavoratrici non subiscono più la pressione coercitiva di una classe superiore, se le nuove abitudini e attitudini psicofisiche connesse ai nuovi metodi di produzione e di lavoro devono essere acquistate per via di persuasione reciproca o di convinzione individualmente proposta ed accettata. Può venirsi creando una situazione a doppio fondo, un conflitto intimo tra l’ideologia «verbale» che riconosce le nuove necessità e la pratica reale «animalesca» che impedisce ai corpi fisici l’effettiva acquisizione delle nuove attitudini. Si forma in questo caso quella che si può chiamare una situazione di ipocrisia sociale totalitaria. Perché totalitaria? Nella altre situazioni gli strati popolari sono costretti a osservare la «virtù»; chi la predica, non la osserva, pur rendendole omaggio verbale e quindi l’ipocrisia è di strati, non totale; ciò non può durare, certo, e porterà a una crisi di libertinismo; ma quando già le masse avranno assimilato la «virtù» viene affermata genericamente, ma non osservata né per convinzione né per coercizione e pertanto non ci sarà l’acquisizione delle attitudini psicofisiche necessarie per
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In America la razionalizzazione del lavoro e il proibizionismo sono indubbiamente connessi: le inchieste degli industriali sulla vita intima degli operai, i servizi di ispezione
Da questo punto di vista occorre studiare le iniziative «puritane»
Questo distacco di moralità tra le masse lavoratrici ed elementi sempre più numerosi delle classi dirigenti, negli Stati Uniti, pare sia uno dei fenomeni più interessanti e ricco di conseguenze. Fino a poco tempo fa quello americano era un popolo di lavoratori: la «vocazione laboriosa» non era un tratto inerente solo alle classi operaie, ma era una qualità specifica anche delle classi dirigenti. Il fatto che un miliardario continuasse ad essere praticamente operoso fino a quando la malattia o la vecchiaia non lo costringessero al riposo e che la sua attività occupasse un numero di ore molto notevole della sua giornata: ecco uno dei fenomeni tipicamente americani, ecco l’americanata più strabiliante per l’europeo medio. È stato notato precedentemente che questa differenza
Ma se è vero che in Europa, in tal modo, il vecchiume non ancora seppellito verrebbe definitivamente distrutto, cosa incomincia ad avvenire nella stessa America? Il distacco di moralità su accennato mostra che si stanno creando margini di passività sociale sempre più ampi. Pare che le
Questi fenomeni propri delle classi alte renderanno più difficile la coercizione sulle masse lavoratrici per conformarle ai bisogni della nuova industria;
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Tutta l’ideologia fordiana degli alti salari è un fenomeno derivato da una necessità obbiettiva dell’industria moderna giunta a un determinato grado di sviluppo e non un fenomeno primario (ciò che però non esonera dallo studio dell’importanza e delle ripercussioni che l’ideologia può avere per conto suo). Intanto cosa significa «alto salario»? Il salario pagato da Ford è alto solo in confronto alla media dei salari americani, o è alto come prezzo della forza di lavoro che i dipendenti di Ford consumano nella produzione e coi metodi di lavoro del Ford? Non pare che una tale ricerca sia stata fatta sistematicamente, ma pure essa sola potrebbe dare una risposta conclusiva. La ricerca è difficile, ma le cause stesse di tale difficoltà sono una risposta indiretta. La risposta è difficile perché le maestranze Ford sono molto instabili e non è perciò possibile stabilire una media della mortalità «razionale» tra gli operai di Ford da porre a confronto con la media delle altre industrie. Ma perché questa instabilità? Come mai un operaio può preferire un salario «più basso» a quello pagato dal Ford? Non significa questo che i così detti «alti salari» sono meno convenienti a rico
In misura limitata, ma tuttavia rilevante, fenomeni simili a quelli determinati in larga scala dal Fordismo, si verificavano e si verificano in certi rami di industria o in certi stabilimenti non «fordizzati». Costituire una organica e bene articolata maestranza di fabbrica o una squadra di lavorazione specializzata non è mai stato cosa
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Il sistema che il governo italiano ha intensificato in questi anni (continuando una tradizione già esistente, sia pure su scala più piccola) pare il più razionale ed organico, almeno per un gruppo di paesi, ma quali conseguenze potrà avere? Differenza tra azioni comuni e azioni privilegiate, tra queste e le obbligazioni, e tra azioni e obbligazioni del mercato libero e obbligazioni o titoli di Stato. La massa dei risparmiatori cerca di disfarsi completamente delle azioni di ogni genere, svalutate in modo inaudito, preferisce le obbligazioni alle azioni, ma preferisce i titoli di Stato a ogni altra forma di investimento. Si può dire che la massa dei risparmiatori vuole rompere ogni legame diretto con l’insieme del sistema capitalistico privato, ma non rifiuta la sua fiducia allo Stato: vuole partecipare all’attività economica, ma attraverso lo Stato, che garantisca un interesse modico ma sicuro. Lo Stato viene così ad essere investito di una funzione di primordine nel sistema capitalistico, come azienda (holding statale) che concentra il risparmio
Se lo Stato si proponesse di imporre una direzione economica per cui la produzione del risparmio da «funzione» di una classe pa
Da questo complesso di esigenze, non sempre confessate, nasce la giustificazione storica delle così dette tendenze corporative, che si manifestano prevalentemente come esaltazione dello Stato in generale, concepito come qualcosa di assoluto e come diffidenza e avversione alle forme tradizionali del capitalismo. Ne consegue che teoricamente lo Stato pare avere la sua base politico-sociale nella «piccola gente» e negli intellettuali, ma in realtà la sua struttura rimane plutocratica e riesce impossibile rompere i legami col grande capitale finanziario: del resto è lo Stato stesso che diventa il più grande organismo plutocratico, l’holding delle grandi masse di risparmio dei piccoli capitalisti. (Lo Stato gesuitico del Paraguay potrebbe essere utilmente richiamato come modello di molte tendenze contemporanee).
Che possa esistere uno Stato che si basi politicamente sulla plutocrazia e sulla piccola gente nello stesso tempo non è poi del tutto contradditorio, come dimostra un paese esemplare, la Francia, dove appunto non si comprenderebbe il dominio del capitale finanziario senza la base politica di una democrazia di redditieri piccolo-borghesi e contadini. Tuttavia la Francia, per ragioni complesse, ha ancora una composizione sociale abbastanza sana, perché vi esiste una larga base di piccola e media proprietà coltivatrice. In altri paesi, invece, i risparmiatori sono staccati dal mondo della produzione e del lavoro; il risparmio vi è «socialmente» troppo caro, perché ottenuto con un livello di vita troppo basso dei lavoratori industriali e specialmente
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Ma il problema non è se in America esista una nuova civiltà, una nuova cultura, sia pure ancora allo stato di «faro» e se esse stiano invadendo o abbiano già invaso l’Europa: se il problema dovesse porsi così, la risposta sarebbe
Gli elementi di «nuova cultura» e di «nuovo modo di vita» che oggi si diffondono sotto l’etichetta americana, sono appena i primi tentativi a tastoni, dovuti non già a un «ordine» che nasce da una nuova assise, che ancora non si è formata, ma all’iniziativa superficiale e scimmiesca degli elementi che incominciano a sentirsi socialmente spostati dall’operare (ancora distruttivo e dissolutivo) della nuova assise in formazione. Ciò che oggi viene chiamato «americanismo» è in gran parte la critica preventiva dei vecchi strati che dal possibile nuovo ordine saranno appunto schiacciati e che sono già preda di un’ondata di panico sociale, di dissoluzione, di disperazione, è un tentativo di reazione incosciente di chi è impotente a ricostruire e fa leva sugli aspetti negativi del
Questo cri
Che non si tratti, nel caso dell’americanismo, inteso non solo come vita da caffè ma anche come ideologia del Rotary Club, di un nuovo tipo di civiltà si vede da ciò che nulla è mutato nel carattere e nei rapporti dei gruppi fondamentali: si tratta di un prolungamento organico e di una intensificazione della civiltà europea, che ha solo assunto una epidermide nuova nel clima americano. L’osservazione del Pirandello sull’opposizione che l’americanismo trova a Parigi (ma nel Creusot?) e sull’accoglienza immediata che avrebbe trovato a Berlino, prova, in ogni caso, la non differenza di natura ma solo di grado con l’«europeismo». A Berlino le classi medie erano già state rovinate dalla guerra e dall’inflazione e l’industria berlinese nel suo complesso ha caratteri ben diversi da quella parigina: le classi medie francesi non subirono le crisi occasionali come l’inflazione tedesca né la crisi organica del '29 sgg. che fu in Germania più rapida del normale ritmo con lo stesso ritmo accelerato con cui la subì la Germania. Perciò è
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Sull’americanismo è da vedere l’articolo
A proposito del prof. Siegfried è da notare questa sua contraddizione: a p. 350 del suo volume