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Si osserva una differenza tra le azioni e le obbligazioni industriali, e una differenza ancora tra azioni e obbligazioni del mercato libero e obbligazioni di Stato. Il pubblico cerca di disfarsi completamente delle azioni, svalutate in misura inaudita, preferisce le azioni obbligazioni industriali alle azioni, ma preferisce le obbligazioni di Stato alle une e alle altre. Si può dire che il pubblico rompe ogni legame diretto col regime capitalistico, ma non rifiuta la fiducia allo Stato; vuole partecipa
Se lo Stato si preoccupasse di iniziare un processo per cui la produzione del risparmio da funzione di una classe parassitaria diventasse funzione dello stesso organismo produttivo, questi sviluppi sarebbero progressivi, rientrerebbero in un disegno comprensivo di razionalizzazione integrale: bisognerebbe condurre una riforma agraria (abolizione della rendita terriera e incorporazione di essa nell’organismo produttivo, come risparmio collettivo di ricostruzione e neocostruzione) e una riforma industriale, per condurre tutti i redditi a necessità tecnico-industriali e non più a necessità giuridiche di diritto quiritario.
In questa situazione generale è la giustificazione storica delle tendenze corporative, che si manifestano come esaltazione dello Stato in generale, concepito in assoluto, e come diffidenza e avversione alle forme tradizionali capitalistiche. Quindi base sociale-politica dello Stato affermata e cercata nella piccola borghesia e negli intellettuali, ma in realtà struttura plutocratica e legami col capitale finanziario. Le due cose non
§ fu è pubblicato da Giovanni Maioli un capitolo di una autobiografia inedita di Bartolo Talentoni, patriotta forlivese. Il capitolo si riferisce alle procedure giudiziarie e alla prigionia patita dal Talentoni, quando fu arrestato nel 1855 come cospiratore e favoreggiatore di sétte in Romagna. Carcere di Bologna. Tra l’altro si può stralciare questo: «Tutto colà era calcolato né mai ci lasciavano un momento tranquilli...» Perché un sonno riparatore non rafforzasse lo spirito e il corpo dei detenuti si ricorreva ai mezzi più impensati. La sentinella faceva rimbombare la prigione cogli urrà, durante la notte il catenaccio era fatto scorrere con la più rumorosa violenza, ecc. (Questi cenni sono presi dal «Marzocco» del 25 ottobre 1931).
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Così per Malaparte, anche Herriot è un rivoluzionario, almeno per certi aspetti, e allora si fa anche più difficile sapere cosa significa «rivoluzionario» per Malaparte. Se nel linguaggio comune rivoluzionario stava assumendo sempre più il significato di «attivista», di «interventista», di «volontarista», «dinamico», è difficile dire come
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In ogni modo si tratta di una «preistoria» molto relativa e molto discutibile e niente sarebbe più disparato che voler trovare in una stessa area folcloristica le diverse stratificazioni. Ma anche il confronto tra aree diverse, sebbene sia il solo indirizzo metodico razionale, non può permettere conclusioni tassative, ma solo congetture probabili, poiché è difficile fare la storia delle influenze che ogni area ha accolto e spesso si paragonano entità eterogenee. Il folclore, almeno in parte, è molto più mobile e fluttuante della lingua e dei dialetti, ciò che del resto si può dire per il rapporto tra cultura della classe colta e lingua letteraria: la lingua si modifica, nella sua parte sensibile, molto meno del contenuto culturale; e solo nella semantica si può, naturalmente, registrare una adesione tra forma sensibile e contenuto intellettuale.
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Sancio si interessa, com’è naturale, specialmente a quest’ultimo libro, e pone delle quistioni all’«humanista»: «¿Quién fué el primero que se rascó en la cabeza?» …. «¿quién fué el primer volteador del mundo?» e risponde che il primo fu Adamo, che avendo testa e capelli, certo tal olta dovette grattarsi la testa, e il secondo Lucifero, che espulso dal cielo, cadde «volteando» fino agli abissi dell’inferno.
Il tipo mentale dell’humanista ritratto dal Cervantes si è
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Unità del lavoro manuale e intellettuale come motivo per un indirizzo nuovo nella risoluzione del problema degli intellettuali e dei funzionari.
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Altro aspetto della quistione: quando si fa la proposta di una iniziativa politica, Stenterello non si cura di vedere l’importanza della proposta, per accettarla e lavorare a divulgarla, difenderla, sostenerla. Stenterello crede che la sua missione è quella di essere la Vestale del sacro fuoco. Riconosce che l’iniziativa non è contro le sacre tavole e così crede di aver esaurito la sua parte. Egli sa che siamo circondati di traditori, di deviatori, e sta col fucile spianato per difendere l’altare e il focolare. Applaude e spara e così ha fatto la storia bevendoci sopra un mezzo litro.
(Intorno a questa rubrica, in forma di bozzetti su Stenterello politico, si possono raggruppare altri motivi, come quello della svalutazione dell’avversario fatta per politica, ma che diventa una convinzione e quindi porta alla superficialità e alla sconfitta ecc.).
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(Il Contri ha iniziato o sta per iniziare la pubblicazione di una nuova rivista «Criterion» di «vera» neo-scolastica, e ha pubblicato una
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Se il grano in un paese è prodotto a caro prezzo, le merci industriali esportate e prodotte da lavoratori nutriti con quel grano, a prezzo uguale con l’equivalente merce estera, contengono congelata una maggior quantità di lavoro nazionale, una maggior quantità di sacrifizi di quanto contenga la stessa merce estera. Si lavora per l’«estero» a sacrifizio; i sacrifizi sono fatti per l’estero, non per il proprio paese. Le classi che all’interno si giovano esse di tali sacrifizi, non so
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L’importanza di questi sussidi tecnici non viene di solito valutata perché non si riflette alla remora che costituiscono nel ricordare e specialmente nell’esprimere le proprie opi
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Non si può certo imporre a una o a molte generazioni di scrittori di aver «simpatia» per uno o altro aspetto della vita, ma che una
G. C. Abba può essere citato come esempio italiano di scrittore «popolare-nazionale», pur non essendo «popolaresco» o non appartenendo a nessuna corrente che critichi per ragioni di «partito» o settarie la posizione della classe dirigente.
Osservare che il brescianesimo è in fondo «individualismo» antistatale e antinazionale anche quando e quantunque si veli di un nazionalismo e statalismo frenetico. «Stato» significa specialmente direzione consapevole delle grandi moltitudini nazionali, quindi necessario «contatto» sentimentale e ideologico con esse e in certa misura «simpatia» e comprensione dei loro bisogni ed esigenze. Infatti l’assenza di una letteratura popolare-nazionale, dovuta all’assenza di preoccupazioni per questi bisogni ed esigenze, ha lasciato il «mercato» letterario aperto alle influenze dei gruppi intellettuali di altri paesi, che, «popolari-nazionali» in patria, lo diventavano all’estero perché le esigenze e i bisogni erano simili. Così il popolo italiano si è appassionato attraverso il romanzo storico-popolare francese, alle tradizioni francesi, monarchiche e rivoluzionarie francesi e conosce gli amori di Enrico IV, la Rivoluzione dell’89, le invettive vittorughiane contro Napoleone III, si appassiona per un passato non suo, si serve nel suo linguaggio e nel suo pensiero di metafore e di riferimenti francesi ecc., è culturalmente più francese che italiano.
Per l’indirizzo nazionale-popolare dato dal De Sanctis alla cultura italiana è da vedere anche il libro del Russo (
Antidemocrazia negli scrittori brescianeschi non ha altro significato che
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La letteratura di guerra propriamente detta, cioè dovuta a scrittori «professionali» ha avuto varia fortuna in Italia. Subito dopo la guerra è stata scarsa, e ha cercato la sua fonte di ispirazione nel
È da vedere l’apporto dato a questa letteratura dal gruppo di scrittori che sogliono essere chiamati «vociani» e che già prima del 1914 lavoravano per creare una coscienza nazionale-popolare moderna: credo che da questo gruppo siano stati dati i libri migliori, per esempio il diario di Giani Stuparich. Il libro di Ardengo Soffici, sebbene il Soffici, esteriormente «vociano», ha una sua retorica repugnante. Una rassegna di questa letteratura di guerra sotto la rubrica del brescianesimo sarebbe molto interessante.
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Spesso in questa rubrica si è accennato alla formazione «parlata» della cultura, e ai suoi inconvenienti per rispetto allo scritto. Osservazioni giuste
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Si tratta, come si vede, di
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Ma cosa significa tutto ciò? Forse che anche la Riforma non è una crisi del pensiero filosofico e scientifico, cioè dell’atteggiamento verso il mondo, della concezione del mondo? Bisogna quindi dire che, a differenza degli altri paesi, neanche la religione in Italia era elemento di coesione tra il popolo e gli intellettuali, e perciò appunto la crisi filosofica degli intellettuali non si prolungava nel popolo, perché non aveva origini nel popolo, perché non esisteva un «blocco
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Politicamente il principio si può studiare nei partiti, nelle fabbri
La legge delle proporzioni definite è riassunta così dal Pantaleoni nei
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Perché la «democrazia» artistica italiana ha avuto una espressione musicale e non «letteraria»? Che il linguaggio non sia stato nazionale, ma cosmopolita, come è la musica, può connettersi alla deficienza di carattere popolare-nazionale degli intellettuali italiani? Nello stesso momento in cui in ogni paese avviene una stretta nazionalizzazione degli intellet
Questo punto di vista sul melodramma può anche essere un criterio per comprendere la popolarità del Metastasio che fu tale specialmente come scrittore di libretti.
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Il nome più esatto è quello di centralismo burocratico: l’organicità non può essere che del centralismo democratico, il quale appunto è un «centralismo in movimento» per così dire, cioè una continua adeguazione dell’organizzazione al movimento storico reale ed è organico appunto perché tiene conto del movimento, che è il modo organico di manifestarsi della realtà storica. Inoltre è organico
In ogni caso ciò che importa notare è che nelle manifestazioni di
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Dalla critica (di origine oligarchica) al regime parlamentarista (che invece dovrebbe essere criticato proprio perché la «razionalità storicistica» del consenso numerico è sistematicamente falsificata) queste affermazioni banali sono state estese a ogni forma di sistema rappresentativo, anche non parlamentaristico e non foggiato secondo i canoni della democrazia astratta. Tanto meno questa formulazione è esatta. In questi altri regimi il consenso non ha nel momento del voto una fase terminale: tutt’altro. Il consenso è supposto permanentemente attivo, fino al punto che i consenzienti potrebbero essere considerati come «funzionari» dello Stato e le elezioni un modo di arruolamento volontario di funzionari statali di un certo tipo, che in un certo tempo potrebbe ricollegarsi (in piani diversi) a self-government. Le elezioni avvenendo non su programmi generici e vaghi ma su programmi di lavoro immediati, chi consente si impegna a fare qualcosa di più del comune cittadino legale, per realizzarli, a essere cioè un’avanguardia di lavoro attivo e responsabile. L’elemento «volontarietà» nell’iniziativa non potrebbe essere stimolato in altro modo per le più larghe moltitudini e quando queste non siano formate di amorfi cittadini ma di elementi produttivi qualificati, si può intendere l’importanza che la manifestazione può e deve avere. (Queste osservazioni potrebbero essere svolte più ampiamente e organicamente, mettendo in rilievo anche altre differenze tra i diversi tipi di elezionismo, a seconda che mutano i rapporti generali sociali e politici).
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Poste queste ragioni, si presenta il problema: se il tipo di industria e di organizzazione della produzione e del lavoro proprio del Ford sia «razionale», possa e debba cioè generalizzarsi, o se invece si tratta di un fenomeno morboso da combattere con la forza sindacale e con la legislazione. Se cioè sia possibile, con la pressione materiale della società, condurre gli operai come massa a subire tutto il processo di trasformazione necessario per ottenere che il tipo medio dell’operaio Ford diventi il tipo medio dell’operaio moderno o se ciò
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1°)Piero Pieri,
2°)F. Chabod,
3°)Aldo Ferrabino,
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L’influsso delle teorie di Loria è evidente.
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Promossa dal Capo del Governo, affidata al Ministero degli Affari Esteri, con la collaborazione del Reale Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, è in preparazione una voluminosissima pubblicazione intitolata
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Richiamare il costume della così detta «briglia della comare» che era un modo di mettere alla berlina le donne pettegole, mettimale e rissose. Alla donna si applicava un meccanismo che, fissato alla testa e al collo, le teneva fermo sulla lingua un listello di metallo che le impediva di parlare.
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Tra i tanti temi discussi fu quello della lingua. Si trattava cioè di decidere se fosse opportuno insegnare anche alle popolazioni semiselvagge dell’Africa a leggere prendendo per base l’inglese anziché il loro idioma nativo, se fosse meglio
«Non vogliamo esser inglesi»: a questo grido che prorompeva spontaneo dal petto dei rappresentanti degli indigeni delle colonie britanniche dell’Africa e dell’Asia, faceva eco l’altro grido dei rappresentanti dei Dominions: «Non ci sentiamo inglesi». Australiani e canadesi, cittadini della Nuova
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NOTE SUL RISORGIMENTO ITALIANO.
§ Due lavori: uno sull’Età del Risorgimento e uno di Introduzione al Risorgimento.
L’Introduzione dovrebbe essere una raccolta di saggi sulle epoche della storia mondiale nei loro riflessi italiani, dopo la caduta dell’Impero Romano: Medio Evo (o età dei Comuni o epoca della formazione molecolare dei nuovi gruppi sociali cittadini); Età del Mercantilismo e delle Monarchie assolute (o epoca in cui questi nuovi gruppi si inseriscono potentemente nella struttura statale, ricreando questa struttura e introducendo un nuovo equilibrio di forze che permette il loro sviluppo rapidamente progressivo) precedente all’Età del Risorgimento. Un saggio anche sul periodo di storia romana in quanto crea la cornice culturale della futura nazione italiana (diversi significati della parola «Italia» secondo il noto saggio di Carlo Cipolla).
Questi saggi devono essere concepiti per un pubblico determinato, col fine di distruggere in esso concezioni antiquate e retoriche formatesi empiricamente e passivamente per la penetrazione delle idee diffuse in un dato ambiente di cultura popolaresca e per suscitare interesse scientifico per le quistioni stesse trattate, che saranno perciò presentate come viventi e operanti anche nel presente, come forze in movimento sempre attuali.
1.
Mi pare poi che nella conversione del suo lavoro da manuale scolastico a libro di coltura generale col titolo di
Sullo sviluppo autonomo di una nuova vita civile e statale in Italia prima del Risorgimento sta
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2. Un altro gruppo è rappresentato dal libro di Gaetano Mosca,
Si può osservare questo nesso tra le varie epoche di tale attività pseudo critica: 1) letteratura dovuta a elementi conservatori, furiosi per la caduta della Destra e della Consorteria (cioè per la diminuita importan
Questa letteratura precede quella del gruppo Oriani-Missiroli, che ha un significato più popolare-nazionale e questa precede quella del gruppo Gobetti-Dorso che ha ancora un altro significato più attuale. In ogni modo anche queste due nuove tendenze mantengono un carattere astratto e letterario: uno dei punti più interessanti è il problema della mancanza di una riforma protestante o religiosa in Italia, che è visto in modo meccanico ed esteriore e ripete uno dei canoni storici del Masaryk nei suoi studi di storia della Russia.
Tutta questa letteratura ha una importanza «documentaria» per i tempi in cui è apparsa. I libri dei «destri» dipingono la corruzione politica e morale nel periodo della sinistra ma la letteratura degli epigoni del Partito d’Azione non presenta come molto migliore il periodo del governo della destra. Risulta che non c’è stato nessun cambiamento essenziale nel passaggio dalla Destra alla Sinistra: il marasma in cui si trova
I libri del gruppo Mosca-Turiello incominciavano a essere rimessi in voga negli anni precedenti alla guerra (si può vedere nella «Voce» il richiamo continuo al Turiello) e il libro di Mosca fu ristampato nel 1925 con qualche nota dell’autore per ricordare che si tratta di idee del 1883 e che l’autore nel ’25 non è più d’accordo con lo scrittore ventiquattrenne del 1883. La ristampa del libro del Mosca è uno dei tanti episodi dell’incoscienza e del dilettantismo politico dei liberali nel primo e secondo dopoguerra. Il libro è rozzo, incondito, scritto affrettatamente da un giovane che vuole «distinguersi» nel
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§ 2.
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Il libro in cui il Balbo sosteneva la sua tesi,
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Y tanto el vencedor es más honrado
cuanto más el vencido es reputado;
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§ 1.
Questo processo intanto non è indipendente dai fatti interni italiani; un elemento importante e talvolta decisivo dei sistemi europei era sempre stato il Papato. Nel corso del Settecento l’indebolimento del
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Questi elementi si trovano svolti in quelle pubblicazioni a cui si è accennato sotto la rubrica di «Interpretazioni del Risorgimento italiano» e che, come si è detto, hanno significato nella storia della cultura politica e non della storiografia.
*In un articolo di Gioacchino Volpe,
Tutto ciò nel libro dell’Omodeo rimane sconnesso ed esteriore. Si ha l’impressione che sia per il titolo, che per l’impostazione cronologica, il libro dell’Omodeo abbia solo voluto fare omaggio alla tendenziosità storica e non alla storia, per ragioni di opportunismo poco chiare e poco lodevoli.
Nel Settecento, mutate le condizioni relative della penisola italiana nel quadro dei rapporti europei, sia per ciò che riguarda la pressione egemonica delle grandi potenze che non potevano permettere il sorgere di uno Stato unitario italiano, sia per ciò che riguarda la posizione di potenza politica (in Italia) e culturale (in Europa) del Papato (e tanto meno le grandi potenze europee potevano permettere uno Stato unificato italiano sotto la supremazia del Papa, cioè permettere che la funzione culturale della Chiesa e la sua diplomazia, già abbastanza ingombranti e limitative del potere statale nei paesi cattolici, si rafforzassero appoggiandosi a un grande Stato territoriale e ad un esercito corrispondente), muta anche l’importanza e il significato della tradizione letterario-retorica esaltante il passato romano, la gloria dei comuni e del Rinascimento, la funzione universale del
Nel Settecento si inizia un processo di distinzione in questa corrente tradizionale: una parte sempre più coscientemente si connette con l’istituto del Papato come espressione di una funzione intellettuale (etico-politica di egemonia) dell’Italia nel mondo civile, e finirà con l’esprimere il
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Questi momenti possono aver avuto carattere e natura diversa: guerre, rivoluzioni, plebisciti, elezioni generali di particolare importanza e significato. Guerre: 1848, 1859, 1860, 1866, 1870, guerra d’Africa (Eritrea), guerra libica (1911-12), guerra mondiale (1915-18). Rivoluzioni: 1820-21, 1831, 1848-49, 1860, fasci siciliani, 1898, 1904, 1914, 1919-20, 1924-25. Plebisciti per la formazione del Regno: 1859-60, 1866, 1870. Elezioni generali con diversa misura di suffragio allargato. Elezioni tipiche: quella che porta la Sinistra al potere nel 1876, quella dopo l’allargamento del suffragio dopo il 1880, quella dopo il 1898, per il primo periodo; quella del 1913 è la prima elezione con caratteri popolari spiccati per la larga partecipazione di massa; 1919 è la più importante di tutte per il carattere proporzionale e regionale, che obbliga i partiti a raggrupparsi e perché in tutto il territorio, per la prima volta, si presentano gli stessi partiti con gli stessi (all’ingrosso) programmi. In misura molto maggiore e più organica che nel 1913 (quando il collegio uninominale restringeva le possibilità e falsificava le posizioni politiche di massa) nel 1919 in tutto il territorio, in uno stesso giorno, tutta la parte più attiva del popolo italiano si pone le stesse quistioni e cerca di risolverle nella sua coscienza storico-politica. Il significato delle elezioni del 1919 è dato dal complesso di elementi «unificatori» che vi confluiscono: la guerra era stata un elemen
§ 2.
Che il reddito nazionale sia basso può concedersi, ma non viene poi esso in gran parte distrutto (divorato) da troppa popolazione passiva, rendendo impossibile ogni capitalizzazione progressiva sia pure con ritmo rallentato? Dunque la quistione demografica deve essere a sua volta analizzata e occorre fissare se la composizione demografica sia «sana» anche per un regime capitalistico e di proprietà. La povertà relativa dei singoli paesi, nella civiltà moderna, ha un’importanza relativa: tutt’al più impedirà certi profitti marginali di «posizione» geografica. La ricchezza è data dalla divisione internazionale del lavoro, e dall’aver saputo selezionare tra le possibilità che questa divisione offre, quella più redditizia. Si tratta dunque anche di «capacità direttiva» della classe dirigente economica, del suo spirito di iniziativa e di organizzazione. Se queste qualità mancano, esse non possono essere sostituite da nessun accordo internazionale. Non si ha esempio,
Che si tratti di organizzazione e di indirizzo politico-economico appare dal fatto che ogni paese ha avuto «emigrazione» in certe fasi del suo sviluppo economico, ma tale emigrazione è poi stata riassorbita, o almeno è cessata. Che non si vogliano mutare i rapporti interni e neppure rettificarli razionalmente (o che non si possa) si vede dalla politica del debito pubblico, che aumenta continuamente il peso della passività demografica, proprio quando la parte attiva della popolazione è ristretta dalla disoccupazione e dalla crisi. Diminuisce il reddito nazionale, aumentano i parassiti, il risparmio si restringe ed è, anche così ristretto, riversato nel debito pubblico, cioè fatto causa di nuovo parassitismo relativo e assoluto.
§ 2. Storia feticistica. Si potrebbe chiamare così il modo di rappresentare gli avvenimenti storici nelle «interpretazioni» ideologiche della formazione italiana, per cui diventano protagonisti dei personaggi astratti e mitologici. Nella
Per questa trattazione sono da vedere le osservazioni critiche di Antonio Labriola negli
Una reazione concreta nel senso indicato dal Labriola si può vedere negli scritti storici del Salvemini, il quale non vuol sapere di «guelfi» e «ghibellini», uno partito della nobiltà e dell’impero, e l’altro del popolo e del papato, perché egli li conosce solo come «partiti locali», combattenti per ragioni affatto locali, che non coincidevano con quelle del Papato e dell’Impero. Nella prefazione al suo volume della
§ 2.
Ma l’Omodeo, nel suo libro
Queste interpretazioni ideologiche della formazione nazionale e statale italiana sono da studiare anche da questo punto di vista: il loro succedersi «acritico» per spinte individuali di personalità più o meno «geniali» è un documento della primitività dei partiti politici italiani, dell’empirismo immediato di ogni azione costruttiva (compresa quella dello Stato), dell’assenza nella vita italiana di ogni movimento «vertebrato» che abbia in sé possibilità di sviluppo permanente e continuo. La mancanza di prospettiva storica nei programmi
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Su questo stesso argomento è da vedere l’articolo di Gioacchino Volpe
Il Volpe non accenna specificamente al rapporto nazionale e internazionale rappresentato dal Vaticano, che anch’esso subisce nel secolo XVIII una radicale trasformazione: scioglimento dei Gesuiti in cui culmina il rafforzarsi dello Stato laico contro l’ingerenza religiosa ecc. Si può dire che oggi, per la storiografia del Risorgimento, per il nuovo influsso esercitato dal Vaticano dopo il Concordato, il Vaticano è diventato una delle maggiori, se non la maggiore, forza di remora scientifica e di maltusianesimo metodico. Precedentemente accanto a questa forza, che è stata sempre molto rilevante, esercitavano una funzione di restrizione dell’orizzonte storico la monarchia e la paura del separatismo. Molti lavori storici non furono pubblicati per queste ragioni (
Nel Ventesimo Congresso sono stati trattati argomenti molto interessanti per
Per il rapporto tra Rivoluzione francese e Risorgimento il Volpe scrive: «È innegabile che la Rivoluzione (francese), vuoi come ideologie, vuoi come passioni (!), vuoi come forza armata, vuoi come Napoleone, immette elementi nuovi nel flusso in movimento della vita italiana. Non meno innegabile che l’Italia del Risorgimento, organismo vivo, assimilando l’assimilabile di quel che veniva dal di fuori e che, in quanto idee, era un po’ anche rielaborazione altrui di ciò che già si era elaborato in Italia, reagisce, insieme, ad esso, lo elimina e lo integra, in ogni modo lo supera. Essa ha tradizioni proprie, mentalità propria, problemi propri, soluzioni proprie: che son poi la vera e profonda radice, la vera caratteristica del Risorgimento, costituiscono la sua sostanziale continuità con l’età precedente, lo rendono capace alla sua volta di esercitare anche esso una sua azione su altri paesi: nel modo come tali azioni si possono, non miracolisticamente ma storicamente, esercitare, entro il cerchio di popoli vicini e affini».
Queste osservazioni del Volpe non sono esatte: come si può parlare di «tradizioni, mentalità, proble
Tra le altre memorie presentate al Congresso è da notare quella di Giacomo Lumbroso su
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Il Morandi non riesce a valutare il significato del protezionismo nello sviluppo della grande industria italiana. Così il Morandi rimprovera assurdamente alla borghesia «il proposito deliberato e funestissimo di non aver tentato l’
Si rimprovera al Morandi l’eccessiva severità con cui giudica e condanna uomini e cose del passato, poiché basta fare un confronto tra le condizioni prima e dopo l’indipendenza per vedere che qualcosa si è pur fatta.
Pare dubbio che si possa fare una storia della grande industria
Critica della definizione di «grande industria» data dal Morandi, il quale non si sa perché ha escluso dal suo studio molte delle più importanti attività industriali (trasporti, industrie alimentari ecc.). Eccessiva simpatia del Morandi per i colossali organismi industriali, considerati troppo spesso, senz’altro, come forme superiori di attività economica, malgrado siano ricordati i crolli disastrosi dell’Ilva, dell’Ansaldo, della Banca di Sconto, della Snia Viscosa, dell’Italgas. «Un altro punto di dissenso, il quale merita di essere rilevato, perché nasce da un errore molto diffuso, è quello in cui l’A. considera che un paese debba necessariamente rimaner soffocato dalla concorrenza degli altri paesi se inizia dopo di essi la propria organizzazione industriale. Questa inferiorità economica, a cui sarebbe condannata anche l’Italia, non sembra affatto dimostrata, perché le condizioni dei mercati, della tecnica, degli ordinamenti politici, sono in continuo movimento e quindi le mète da raggiungere e le strade da percorrere si spostano tanto spesso e subitamente che possono trovarsi in vantaggio individui e popoli che
In realtà il Missiroli è solo quello che si chiama uno scrittore brillante: si ha l’impressione che egli si infischi delle sue idee, dell’Italia, e di tutto:
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Si pone il problema se in un altro stato di cose si potrà allargare la base industriale del paese senza ricorrere all’estero per i capitali. L’esempio di un altro paese mostra di sì: ogni forma di società ha una sua legge di accumulazione del risparmio ed è da ritenere che anche in Italia si può ottenere una più rapida accumulazione. L’Italia è il paese, nelle condizioni createsi nel secolo scorso, col Risorgimento, che ha il maggior numero di popolazione parassitaria, che vive senza intervenire per nulla nella vita produttiva, è il paese di maggior quantità di piccola e media borghesia rurale e urbana che consuma una frazione grande di ricchezza per risparmiarne una piccola parte.
§ Pubblicazione di libri e memorie dovute agli antiliberali, «antifrancesi» nel periodo della Rivoluzione e di Napoleone e reazionari nel periodo del Risorgimento. Queste pubblicazioni sono certo necessarie, in quanto le forze avverse al moto liberale italiano erano anch’esse una parte della realtà, ma occorre tener conto di alcuni criteri: 1°) molte pubblicazioni, come il
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La Public School di Oundle, una delle più antiche scuole inglesi, si differenzia dalle scuole dello stesso tipo solo perché accanto ai corsi teorici di materie classi
Nel piccolo villaggio di Kearsley E. F. O’Neill ha fondato una scuola elementare in cui è abolito «ogni programma e ogni metodo didattico». Il maestro cerca di rendersi conto di quello che i bambini hanno bisogno di apprendere e comincia poi a parlare su quel dato argomento, mirando a risvegliare la loro curiosità
Un gruppo di scuole elementari ad Amburgo: libertà assoluta ai bambini; nessuna distinzione di classi, non materie di studio, non insegnamento nel senso preciso della parola. L’istruzione dei bambini deriva solo dalle domande che essi rivolgono ai maestri e dall’interesse che dimostrano per un dato fatto. Il direttore di queste scuole, signor Gläser, sostiene che l’insegnante non ha diritto neppure di stabilire quello che i ragazzi debbono imparare; egli non può sapere quello che essi diverranno nella vita, come ignora per quale tipo di società essi debbono essere preparati; l’unica cosa che egli sa è che essi «posseggono un’anima che deve esser sviluppata e quindi egli deve cercare di offrir loro tutte le possibilità di manifestarsi». Per Gläser l’educazione consiste «nel liberare l’individualità di ogni alunno, nel permettere alla sua anima di aprirsi e di espandersi». In otto anni gli allievi di queste scuole hanno ottenuto risultati buoni.
Le altre scuole di cui il Washburne parla
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Scrive ancora il Sorani: «Un lato non trascurabile della persistenza di questa letteratura popolare … è offerto dalla passione del pubblico. Specialmente il grosso pubblico francese, quel pubblico che taluno crede il più smaliziato, critico e
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2°) Forme di «neolalismo». Il neolalismo come manifestazione patologica individuale. Ma non si può impiegare il termine in senso metaforico, per indicare tutta una serie di manifestazioni culturali, artistiche, intellettuali? Cosa sono tutte le scuole e scolette artistiche e letterarie, se
Per una politica di cultura queste osservazioni sono indispensabili, per una politica di cultura delle masse popolari sono fondamentali. Ecco la ragione del «successo» internazionale del cinematografo modernamente e, prima, del «melodramma» in particolare e della musica in generale.
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Del resto, il fenomeno «cesarista» è una formula più polemico-ideologica che non storico-politica. Si può avere «soluzione cesarista» anche senza un cesare, senza una grande personalità «eroica» e rappresentativa. Il sistema parlamentare ha dato il meccanismo per tali soluzioni di compromesso, I governi «laburisti» di Mac Donald erano soluzioni di tale specie in un certo grado; il grado di cesarismo si intensificò quando si ebbe
Nel mondo moderno, con le sue grandi coalizioni di carattere economico-sindacale e politico, di partito, il meccanismo del fenomeno cesarista è diverso da quello che fu fino a Napoleone III; nel periodo fino a Napoleone III le forze militari regolari o di linea erano un elemento decisivo del cesarismo e questo si verificava con colpi di Stato ben precisi, con azioni militari ecc. Nel mondo moderno le forze sindacali e politiche, coi mezzi finanziari incalcolabili di cui possono disporre piccoli gruppi di cittadini, complicano il fenomeno; i funzionari dei partiti e dei sindacati economici possono essere corrotti o terrorizzati, senza bisogno di azione militare in grande stile, tipo Cesare o 18 brumaio. Si riproduce in questo campo la stessa situazione studiata a proposito della formula giacobino-quarantottesca della così detta «rivoluzione permanente». Il «tecnicismo» politico moderno è completamente mutato dopo il 48, dopo l’espansione del parlamentarismo, del regime associativo sindacale e di partito, del formarsi di vaste burocrazie statali e «private» (politico-private, di partito e sindacali) e le trasformazioni avvenute nell’organizzazione della polizia in senso largo, cioè non solo del servizio statale destinato alla repressione della delinquenza, ma dell’insieme di forze organizzate dallo Stato e dai privati per tutelare il dominio politico ed economico della classe dirigente. In questo senso, interi partiti «politici» e altre organizzazioni economiche o di altro genere devono essere considerati organismi di polizia politica di carattere «repressivo» e «investigativo».
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La quistione è però ancor più complessa di quanto appaia da questi cenni. E si pone così: i valori poetici del teatro pirandelliano (e il teatro è il terreno più proprio del Pirandello, l’espressione più compiuta della sua personalità poetico-culturale) non solo devono essere isolati dalla sua attività prevalentemente di cultura, intellettuale-morale, ma devono subire una ulteriore limitazione: la personalità artistica del Pirandello è molteplice e complessa. Quando il Pirandello scrive un dramma, egli non esprime «letterariamente», cioè con la parola, che un aspetto parziale della sua personalità artistica. Egli «deve» integrare la «stesura letteraria» con la sua opera di capocomico e di regista. Il dramma del Pirandello acquista tutta la sua espressività solo in quanto la «recitazione» sarà diretta dal Pirandello capo-comico, cioè in quanto Pirandello avrà suscitato negli attori dati una determinata espressione teatrale e in quanto Pirandello regista avrà creato un determinato rapporto estetico tra il complesso umano che reciterà e l’apparato materiale della scena (luce, colori, messinscena in senso largo). Cioè il teatro pirandelliano è strettamente legato alla personalità fisica dello scrittore e non solo ai valori artistico-letterari «scritti». Morto Pirandello (cioè, se Pirandello oltre che come scrittore, non opera come capo-comico e come regista) cosa rimarrà del teatro di Pirandello? Un «canovaccio» generico, che in un certo senso può avvicinarsi agli scenari del tea
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Nel mondo moderno i fenomeni di cesarismo sono del tutto diversi, sia da quelli del tipo progressivo Cesare-Napoleone I, come anche da quelli del tipo Napoleone III, sebbene si avvicinino a questo ultimo. Nel mondo moderno l’equilibrio a prospettive catastrofiche non si verifica tra forze contrastanti che in ultima analisi potrebbero fondersi e unificarsi, sia pure dopo un processo faticoso e sanguinoso, ma tra forze il cui contrasto è insanabile storicamente e si approfondisce anzi specialmente coll’avvento di forme cesaree. Il cesarismo ha tuttavia un margine, più o meno grande, a seconda dei paesi e del loro significato nella struttura mondiale, perché una forma sociale ha «sempre» possibilità marginali di ulteriore sviluppo e sistemazione organizzativa e specialmente può contare sulla debolezza relativa della forza antagonista e progressiva, per la natura e il modo di vita peculiare di essa. Il cesarismo moderno più che militare è poliziesco.
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Questa situazione del tecnicismo militare è uno degli elementi più «silenziosaniente» operanti di quella trasformazione dell’arte politica che ha portato al passaggio, anche in politica, dalla «guerra di movimento» alla «guerra di posizione o di assedio».
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Ricordare la lettera del Fortunato riportata da Prezzolini nella prima edizione del suo volume
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Tuttavia al di sotto di queste motivazioni momentanee e d’occasione pare si debba anche porre un motivo più profondo e permanente, legato a un carattere permanente del popolo italiano: l’ammirazione ingenua e fanatica per l’in
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